Il sabato è stato fatto per l'uomo
Mc 2,23-28
In quel tempo 23avvenne che di sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli, mentre camminavano, si misero a cogliere le spighe. 24I farisei gli dicevano: «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?». 25Ed egli rispose loro: «Non avete mai letto quello che fece Davide quando si trovò nel bisogno e lui e i suoi compagni ebbero fame? 26Sotto il sommo sacerdote Abiatàr, entrò nella casa di Dio e mangiò i pani dell'offerta, che non è lecito mangiare se non ai sacerdoti, e ne diede anche ai suoi compagni!». 27E diceva loro: «Il sabato è stato fatto per l'uomo e non l'uomo per il sabato! 28Perciò il Figlio dell'uomo è signore anche del sabato».
L’episodio delle spighe raccolte in giorno di sabato e la controversia ad esso legata è raccontato pure nei vangeli di Matteo (Mt 12,1-8) e di Luca Lc 6,1-7). Anche in questi testi è seguito dalla guarigione dell’uomo dalla mano paralizzata avvenuta di sabato, nella sinagoga, gesto che fa emergere la decisione di condannare Gesù.
Nel vangelo di Marco Gesù aveva già operato di sabato la guarigione dell’uomo posseduto da uno spirito impuro come gesto inaugurale del suo ministero (Mc 1,21-27) e qui, alla fine del capitolo 2 ci sono presentate le accuse rivolte a lui e ai discepoli: “Fanno quello che non è lecito”.
Il testo odierno è redatto in modo conciso e presuppone la conoscenza dell’ambiente giudaico del tempo. La lingua greca in cui è scritto mostra delle asperità e un uso dei verbi giustificabili solo come una traduzione-calco di un originale semitico: “Avvenne che”, “i suoi discepoli cominciarono a fare strada strappando le spighe”, l’uso della preposizione “sotto” al v. 26 che indica una più generica collocazione temporale ai giorni/all’epoca del sacerdote Abiatàr (il riferimento in 1 Sam 21,2-7 è in realtà al sacerdote Achimèlek, padre di Abiatàr) o quello della congiunzione “perciò” al v. 28 sono espressioni difficili per un orecchio greco e non a caso sono state cambiate nei testi paralleli di Matteo e Luca.
Nel contesto giudaico contemporaneo è anche chiaro quello che Marco non dice: Gesù e i discepoli stanno percorrendo tra i campi i sentieri che separano le varie proprietà: sono poveri, in cammino, nella condizione prevista dal comandamento di Lv 19,9-10: “Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe;....li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio”.
In Galilea al tempo di Gesù era possibile circolare di sabato entro un perimetro di circa un chilometro e mezzo dal villaggio senza infrangere l’osservanza del giorno festivo. E spigolare, strappare cioè le spighe dei confini dei campi per cibarsene, non era annoverato fra le azioni proibite di sabato, a differenza di quanto attestato qualche secolo più tardi. I discepoli non stanno infrangendo la legge. L’agire e la predicazione di Gesù si iscrivono inoltre nella tradizione profetica rivelando le intenzioni dei comandamenti, dati a Israele come via per la vita.
Qui credo che, soprattutto in questi giorni, dovremmo fermarci a considerare come la concezione di un mondo creato da Dio per amore e di un ruolo specifico dell’essere umano quale compimento della creazione (nel duplice ruolo passivo e attivo di colui per il quale la creazione è stata fatta e colui che ha il compito di portarla a compimento mettendola in relazione con il Creatore) e della santità della vita umana sono il dono fatto a tutte le genti tramite la fede e la fedeltà di Israele.
La Mekhilta di rabbi Ishmael nel trattato sul Sabato riporta fra le varie interpretazioni circa la domanda: “da dove sappiamo che salvare una vita prevale sull’osservanza del sabato?”, la risposta di Rabbi Akiva: se salvare una vita ha la precedenza sull’offerta del sacrificio che a sua volta ha la precedenza sul sabato, si deduce che salvare una vita prevale sul sabato. A sua volta rabbi Shimon b. Menassia interpreta "E osserverete il sabato, perché per voi è santo " (Es 31,14 ): “il sabato è dato a te e non sei tu che sei dato al sabato”.
Queste affermazioni sono molto vicine a quello che troviamo al v. 27 sulla bocca di Gesù. Anche l’affermazione del v. 28 sembra vada letta in un’ottica aperta e non alla luce di una successiva interpretazione cristologica del Figlio dell‘uomo: “Perciò l’essere umano (ogni essere umano figlio d’uomo) è signore anche del sabato”.
Viviamo dei giorni gravi, nei quali l’incertezza e la violenza popolano il nostro orizzonte. Le parole di Gesù ci rimandano al Dio della rivelazione a Israele, al Dio santo che, donandoci la vita, ci chiede di rispettarla e portarla a pienezza perché possa riflettere la santità del suo Creatore
sorella Raffaela