La parabola della pazienza

Foto di MΛTΞ su Unsplash
Foto di MΛTΞ su Unsplash

20 febbraio 2025

Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 13,24-30 (Lezionario di Bose)

In quel tempo Gesù 24espose un'altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un uomo che ha seminato del buon seme nel suo campo. 25Ma, mentre tutti dormivano, venne il suo nemico, seminò della zizzania in mezzo al grano e se ne andò. 26Quando poi lo stelo crebbe e fece frutto, spuntò anche la zizzania. 27Allora i servi andarono dal padrone di casa e gli dissero: «Signore, non hai seminato del buon seme nel tuo campo? Da dove viene la zizzania?». 28Ed egli rispose loro: «Un nemico ha fatto questo!». E i servi gli dissero: «Vuoi che andiamo a raccoglierla?». 29«No, rispose, perché non succeda che, raccogliendo la zizzania, con essa sradichiate anche il grano. 30Lasciate che l'una e l'altro crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Raccogliete prima la zizzania e legatela in fasci per bruciarla; il grano invece riponételo nel mio granaio»».


Ci sono domande nella vita a cui non viene data risposta e questo accade anche nel dialogo con il Signore. Una delle domande che non trovano risposta è quella del male in tutte le sue forme. Di fronte a questo mistero che pure ben conosciamo e sperimentiamo dentro di noi e fuori di noi, i nostri perché si perdono nel silenzio e un’altra domanda ci raggiunge: “Tu, come reagisci dinanzi al male? Dinanzi alla zizzania, alla cattiveria, al male, alla sofferenza? Come vivi quella “dolce speranza” (Sap 12,19) che il Padre ha posto nel cuore dei suoi figli? 

A dispetto di ogni nostra illusione infantile la realtà nella quale viviamo è ferita, mancante, deludente. Anzi, più nel nostro cuore desideriamo il grano buono e più vediamo quella zizzania infestante che a volte sembra soffocare ogni tenera pianticella e sembra dichiarare l’inutilità di qualsiasi sforzo per coltivare il campo. 

L’insegnamento di Gesù non si concentra sul “perché” è apparsa la zizzania, ma sul “come” comportarsi dinanzi ad essa. “Lasciatela”: è un ordine sconcertante, che contrasta quella che riteniamo la parte migliore di noi, quello zelo che tante volte crediamo zelo buono e che in realtà non si manifesta diverso dallo zelo di Giacomo e Giovanni, che al vedere Gesù rifiutato dagli abitanti di un villaggio samaritano, gli chiedono: “Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?” (Lc 9,54). 

Quante volte nel corso della storia ci siamo sentiti autorizzati ad accendere roghi per bruciare chi secondo noi non accoglieva Gesù! Matteo, pochi capitoli più avanti (cf. Mt 18,15-18), parlerà della necessità di richiamare, e anche pubblicamente, con forza, chi non vive secondo il vangelo, ma questo va fatto nella carità, con spirito fraterno ricordando sempre che neppure noi siamo giusti.

Molti fuggono dalla chiesa scandalizzati per il male che sta emergendo. Ma Gesù si è fatto uomo, ha camminato su questa terra e non su un’isola felice, si è messo in fila tra peccatori per ricevere il battesimo da Giovanni Battista. La chiesa è un corpus mixtum, santi e peccatori, forti e deboli. Questa è la realtà di ogni comunità cristiana. 

Allo scandalo della presenza della zizzania risponde lo scandalo della pazienza di Dio. Gesù non estirpa la zizzania, non caccia Giuda dalla comunità dei dodici, gli lava i piedi, continua a chiamarlo amico. Oggi è il tempo della conversione, non del giudizio. Oggi è il tempo della pazienza (cf. 2Pt 3,3), della vigilanza e del discernimento (“Esaminate ogni cosa, ritenete ciò che è buono”, 1Ts 5,21).

La parabola ci ricorda anche che siamo portati a vedere più la zizzania che il grano buono, più il male che il bene e che finiamo per non vedere le cose buone, le persone buone che pure ci sono. C’è una lotta contro il male ma nel frattempo la nostra cura si deve volgere a quel fragile stelo di grano

La carità che “tutto sopporta” (1Cor 13,7) non si chiude sulla visione del male; ha uno sguardo di fede e di speranza che ridona forza: “Quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi” (Is 40,31). 

Il fatto che la zizzania ci sia non significa che non si può fare niente di bello, di buono, che non si può gioire e che si deve passare la vita a lamentarci, brontolare, mormorare. Ci vuole coraggio per fare questo, ci vuole coraggio per continuare a sperare!

sorella Lisa