Ciò che non può dare il mondo
7 giugno 2025
Dal Vangelo secondo Giovanni - Gv 17,11b-26 (Lezionario di Bose)
In quel tempo Gesù 1 alzàti gli occhi al cielo, disse: «11Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi.
12Quand'ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. 13Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. 14Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
15Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. 16Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. 17Consacrali nella verità. La tua parola è verità. 18Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; 19per loro io consacro me stesso, perché siano anch'essi consacrati nella verità. 20Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: 21perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
22E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. 23Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
24Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch'essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
25Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. 26E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».
Nella preghiera sacerdotale, che conclude il testamento spirituale di Gesù prima della sua passione, sono due le parole-chiave più ricorrenti: il termine “mondo” (kòsmos: 17 volte) e il verbo “dare” (dìdomi: 16 volte). Queste due voci, in un certo senso, sono alternative. C’è qualcosa che il mondo assolutamente non può dare. Altrove, nei discorsi di addio, Gesù lo ha anche detto espressamente: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace: non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv 14,27). Per questo è necessario notare, nel testo di questa preghiera, la radicale disgiunzione tra il mondo e il dono di Gesù, che è appunto la pace o la vita eterna.
La disgiunzione è radicale, e quindi bisogna scegliere: “Io non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato” (Gv 17,9). I discepoli di Gesù, infatti, sono ancora nel mondo, anzi sono “inviati nel (eis) mondo” (Gv 17,18), ma “non sono dal (ek) mondo, come io non sono dal mondo” (Gv 14,14.16). Non essere “dal mondo” vuol dire avere un’altra origine, un’altra provenienza, non essere partecipi della stessa logica del mondo. I credenti, infatti, vengono “da Dio”, come Giovanni dichiara fin dal prologo: “A quanti hanno accolto la parola [fatta carne in Gesù], egli ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo Nome, i quali non da sangue né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati” (Gv 1,12-13).
Quanti hanno accolto Gesù provengono “da Dio”, in quanto sono resi partecipi della “vita eterna”: “Tu [Padre] gli hai dato potere su ogni carne, affinché egli [il Figlio] dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato” (Gv 17,2). La vita eterna è la conoscenza dell’unico vero Dio, ossia del suo stesso Nome: “Ho manifestato il tuo Nome agli uomini che mi hai dato dal mondo: erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua Parola” (Gv 17,6). Infatti, la partecipazione alla vita eterna si realizza mediante l’ascolto della Parola di Gesù: “Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono dal mondo” (Gv 17,14).
Quasi come un ritornello, lungo tutta la preghiera, si sottolinea che i credenti in Cristo sono coloro che appartengono al Padre, e di cui il Padre ha fatto dono al Figlio: “Ho manifestato il tuo Nome agli uomini che mi hai dato dal mondo: erano tuoi e tu li hai dati a me”. Dédokas moi è uno stilema ripetuto insistentemente: ciò che il Padre ha dato al Figlio è la sua gloria, che esisteva ancor prima della fondazione del mondo (Gv 17,4-5); è il suo stesso Nome, e quindi sono anche coloro cui il Figlio lo abbia rivelato: “Padre santo, custodiscili nel tuo Nome, quello che mi hai dato, perché siano uno come noi” (custodiscili nel tuo Nome che mi hai dato, oppure anche: custodisci coloro che mi hai dato nel tuo Nome: Gv 17,11).
Dal principio alla fine della preghiera sacerdotale di Gesù, si contrappongono due logiche antitetiche: quella del mondo, ossia del possesso, dell’accaparramento, fonte di ogni invidia, ingiustizia e prevaricazione; e quella del dono gratuito, del dono di sé stessi, conforme all’amore di Dio (al suo Nome, che è “salvezza”). È per questo motivo che i credenti in Gesù non sono “dal mondo”. Ed è per questo motivo che il mondo è radicalmente impossibilitato a dare la pace.
fratel Alberto