Una rete che non sceglie, ma raccoglie
31 luglio 2025
Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 13,44-46 (Lezionario di Bose)
In quel tempo Gesù disse : 47il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. 48Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. 49Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni 50e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti.
51Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». 52Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». 53Terminate queste parabole, Gesù partì di là.
Il quotidiano è la tavolozza alla quale il Cristo, narratore di parabole, attinge colori, forme, movimenti, personaggi per raccontare il Regno, come la rete a strascico dei pescatori o lo scriba chino sui suoi testi.
«Ma che cos’è questo regno di Dio? Certo, il regno di Dio si estenderà senza fine oltre la vita terrena, ma la bella notizia che Gesù ci porta è che il regno di Dio non dobbiamo attenderlo nel futuro: si è avvicinato, in qualche modo è già presente e possiamo sperimentarne fin da ora la potenza spirituale. Dio viene a stabilire la sua signoria nella nostra storia, nell’oggi di ogni giorno, nella nostra vita; e là dove essa viene accolta con fede e umiltà germogliano l’amore, la gioia e la pace» (Francesco).
Immagine di questo regno è la rete da pesca, quella rete che non sceglie, perché la rete a strascico raccoglie.
Nel battesimo siamo stati immersi nell’acqua e quindi nella morte di Cristo, per riemergere nella sua risurrezione quali creature nuove. Se i pesci fuori dall’acqua muoiono, i pisciculi, quei “piccoli pesci” che sono i battezzati in colui che è il Pesce per antonomasia, l’Ichthýs (in greco acrostico di «Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore»), quando escono dall’acqua battesimale rinascono a vita nuova e respirano la libertà che rende liberi.
E, calata in quelle acque, la rete a strascico della Chiesa è gettata per pescare tutti, in un abbraccio che accoglie buoni e cattivi, giusti e ingiusti, santi e peccatori, sani e malati, ciechi e veggenti, zoppi e atleti, muti e cantori. In quella mescolanza di ombra e luce che impedisce una distinzione netta, dall’esterno.
Non spetta a noi distribuire patenti che certifichino chi è “fuori” della Chiesa e chi è “dentro” l’amore o la misericordia: «Quante pecore che oggi sono dentro, saranno fuori, e quanti lupi che ora sono fuori, allora saranno dentro!», sospirava Agostino. Anche perché quella sottile linea di confine tra “dentro” e “fuori”, tra pesci buoni e cattivi, in realtà, passa non tanto fuori di noi o lungo gli steccati delle appartenenze istituzionali, ma corre dentro di noi…
«Certo il regno di Dio cresce nel mondo dove presente è anche il male: alla riva si trascinano anche i pesci guasti. Ma guardiamoci dal dare noi ora giudizi definitivi. Toccherà agli angeli, e non a noi, separare; e sarà alla fine dei tempi», al compimento della storia. «I pescatori allora che fanno? Lasciatemi fantasticare: insieme cercano di capire dove è bene e dove è male, li vedo come convocati a riva a consigliarsi insieme. A noi tocca essere l’uno per l’altro come lo scriba del vangelo che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche. Le estrae dalla sapienza di Dio e dalla sapienza di donne e uomini, dalla sapienza di ognuno. Sedersi insieme e lasciarsi consigliare insieme. Convinti che dobbiamo tutti diventare discepoli. Abbiamo tutti da imparare, se vogliamo rigenerare noi stessi e il mondo. Mi piace l’immagine di una riva o di un monte o di una casa dove ci si allarga a cerchio e c’è libertà di dirsi perché in ognuno c’è ricerca sincera del bene, del bene di tutti. Convinti che lo Spirito spesso parla in coloro che non fanno notizia, nei cosiddetti “minori”» (A. Casati).
un fratello di Bose