Beati voi!
1 agosto 2025
Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 5,11-16 (Lezionario di Bose)
In quel tempo Gesù disse : 11Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti perseguitarono i profeti che furono prima di voi. 13Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.
Nel giorno in cui, con le Chiese che sono in Piemonte, facciamo memoria di Eusebio, vescovo di Vercelli, torniamo a leggere uno stralcio del discorso della montagna. Ricordiamo così un pastore del iv secolo che fu presto commemorato come martire, essendosi speso, senza riserve, per custodire la fede nella Chiesa e avendo pagato personalmente, fino all’esilio, la sua fedeltà al concilio di Nicea (del quale ricorre uno speciale anniversario: sono trascorsi 1700 anni).
Mettiamo in relazione il profilo di questo strenuo difensore della fede, capace di grande fermezza nel testimoniarla, con il vangelo odierno, appello a comprendere sempre la propria vocazione evangelica in relazione e a servizio di altri.
Nel vangelo cogliamo un rimando alle persecuzioni patite da Eusebio “per aver confessato la fede di Nicea” (Martirologio romano): seme di beatitudine non solo per lui, perché ha dato frutto nella vita di molti, per la vita di tutti. Sempre il vangelo ricolloca la vocazione e ogni beatitudine in un orizzonte comunitario estroverso.
Insieme “voi siete” per altri “sale e luce”. Questo “voi siete” ha per i discepoli la forza di una parola di vocazione. È parola che fonda l’identità e la responsabilità nei confronti delle folle. Se in primo piano ci sono i discepoli ai quali Gesù si rivolge, sullo sfondo rimangono le folle ben presenti nel suo discorso:
Vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo: “… Beati voi … Voi siete il sale del mondo … Voi siete la luce del mondo …” (Mt 5,1-2.11.13.14).
Questo l’orizzonte della vicenda di ogni santo, per quanto singolare. Il vangelo, anche se mediato da vicende personali particolari, risuona al plurale, aprendo. La vocazione alla santità è rivolta a confermare una comunità profetica nel suo insieme e nel suo divenire storico.
La comunità così confermata da questo “voi” n0n è chiusa su di sé: comprende sé stessa in relazione alle folle. Questa parola ha la forza di farci rompere gli indugi e ci permette di andare oltre noi stessi, uscendo dal mondo chiuso nel quale sciupiamo quel sale e spegniamo quella luce che fanno l’identità cristiana.
Contraddetti, siamo tentati di ripiegarci e difenderci. Incontrando rifiuto e indifferenza, siamo tentati di contrapporci con inimicizia al mondo o al contrario di isolarci e nasconderci, in un caso come nell’altro in modo insensato e sterile.
Nella vocazione c’è invece un’appartenenza che è eloquente di per sé, che non ha bisogno di affermarsi contro altri né sarebbe possibile nascondere. Anzi, che implica una necessaria visibilità, come quella di una “città posta sopra un monte” o di una “lucerna posta sul candelabro”. È una visibilità alla quale non ci si può sottrarre, anche se potrebbe convenire, anche se costa. Sottrarvisi, sarebbe venir meno alla propria vocazione, fuggirla, come Dietrich Bonhoeffer affermava lapidario: “La fuga nell’invisibilità è un rinnegamento della chiamata”.
È vero, c’è una ricerca di visibilità dalla quale guardarsi (cf. Mt 6,1). Ma l’opposta tentazione di “fuga nell’invisibilità” – come dice Bonhoeffer – è altrettanto insidiosa, si risolve in “una totale conformità al mondo”, nell’insignificanza: sale che non sala, luce che non illumina.
fratel Fabio