Badate di non fallire la vostra vocazione!

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

15 ottobre 2025

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 11,42-46 (Lezionario di Bose)

In quel tempo, Gesù disse: 42«Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l'amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. 43Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. 44Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».
45Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». 46Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».


“Bada dunque che la luce che è in te non sia tenebra” (Lc 11,35): questa parola apre il discorso che Gesù fa a farisei e dottori della legge (a tutti noi!) e all’interno del quale si trovano i versetti del testo liturgico di oggi. Discorso duro quello di Gesù, irrispettoso se non offensivo per le nostre orecchie, come qualcuno subito si affretta a fargli notare (v. 45).

In verità quello di Gesù, ben lungi dal voler essere un attacco diretto ai suoi interlocutori, non è che un tentativo di scuoterli finalmente dal torpore, non è che un grido accorato, un pianto sulla situazione drammatica di quanti (tutti noi!) invece di lasciar spazio alla luce che li abita, alimentano le tenebre: “Guai a voi” (vv. 42.44.46). 

È il lamento che Gesù innalza, a più riprese, qui e altrove nel vangelo, ogni volta che vede un uomo, una donna fallire la propria vocazione alla beatitudine (Lc 6,20-26): “guai a voi ricchi…”; ed è anche il grido inascoltato già lanciato dai profeti (Is 5,8-23): “guai a voi che aggiungete casa a casa e campo a campo…”, “guai a chi accumula ciò che non è suo…” (Ab 2,6). 

Sì, perché la vocazione di ciascuno è ben altra! Siamo chiamati a una vita “beata”, cioè ad una vita di una pienezza che nulla e nessuno potrà mai toglierci né scalfire, ad una vita libera perché definitivamente liberata (Gal 5,1): “Beati voi poveri…” (Lc 6,20-23), beati voi quando il padrone rientrando vi troverà ancora a servire i vostri fratelli e sorelle (Lc 12,37), beati voi che ascoltate e osservate la Parola di Dio (Lc 11,28)… 

E allora, forse, possiamo azzardarci a parafrasare così le parole che oggi Gesù ci consegna: “beati voi se osate vivere la vita nella giustizia, cioè contemplando la presenza dell'altro nel vostro orizzonte, senza ledere il suo diritto alla vita, alle relazioni, alla pace, alla gioia, e, perché no, ad una certa leggerezza, ma anzi facendovi servi di questo suo diritto, che mai toglierà nulla a Dio; beati voi quando tutto questo lo vivrete perché radicati nella consapevolezza che il Signore vi ama, e come ama voi, ama anche coloro che vi sono accanto, i vostri fratelli e le vostre sorelle (v. 42). 

E poi beati voi quando la vostra giustizia prende la forma del servizio al fratello e alla sorella e non la forma della prevaricazione, del potere, del volere apparire e primeggiare; beati voi quando vi saranno cari i fratelli e le sorelle, e non i privilegi e i riconoscimenti che da loro possono venirvi (v. 43-44). 

Infine: beati voi quando la vostra sapienza assume i tratti della croce (1Cor 1,22-25) e si fa carico del peso del fratello e della sorella senza schiacciarlo con pesi insopportabili, con il peso insostenibile frutto della nostra idolatria (v. 46). Beati voi quando vorrete come unico giogo sulle spalle vostre e dei fratelli il giogo di Cristo, dolce e leggero, per dare ristoro alle vostre e alle loro vite (Mt 11,28-30)”.

Sì, beata, luminosa è la vita quando vissuta così, come beata e luminosa è stata la vita di Gesù, che ha vissuto così.

sorella AnnaChiara