Saper contare i propri giorni

Giovanni Frangi
Giovanni Frangi

30 ottobre 2025

Dal Vangelo secondo Luca - Lc 13,31-35 (Lezionario di Bose

31In quel momento si avvicinarono a Gesù alcuni farisei a dirgli: «Parti e vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere». 32Egli rispose loro: «Andate a dire a quella volpe: «Ecco, io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno la mia opera è compiuta. 33Però è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino, perché non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme».
34Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! 35Ecco, la vostra casa è abbandonata a voi! Vi dico infatti che non mi vedrete, finché verrà il tempo in cui direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!».


Parlare a nuora perché suocera intenda. Il detto della sapienza popolare si attaglia alla perfezione a questo incontro tra Gesù e alcuni farisei. “Vattene via di qui, perché Erode ti vuole uccidere” – gli dicono, dissimulando la loro brama di toglierlo di mezzo, in un modo o nell’altro, mentre il re di Galilea non desiderava altro che vederlo, ammirare all’opera quel saltimbanco dei miracoli (cf. Lc 23,8). Sta al gioco Gesù, e fingendo di rivolgersi a “quella volpe” risponde per le rime a quei volponi. Con finto altruismo, lo invitano ad andarsene ora per salvarsi la vita? Ebbene, lui svela loro un altro senso del tempo, dell’andare e della vita stessa.

“Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio” – recita il salmo 90 – e Gesù mostra di aver imparato quanto sia semplice la lezione: si tratta di saper contare fino a tre. “Oggi e domani e il terzo giorno”, nulla di più, perché la nostra vita è come un soffio, i suoi giorni una manciata di sabbia che scivola tra le dita (sal 39,6). Oggi e domani, e il terzo giorno la morte.

Gesù lo sa e non fugge, acconsente a quell’ “è necessario...che io prosegua nel cammino”, che vada incontro alla morte senza paura, a testa alta. “Vattene via” gli dicono i farisei, invitandolo a svignarsela; sì, vado – risponde lui – ma con fermezza verso la fine che mi attende a Gerusalemme. E questo non da domani, quel vago domani dei buoni propositi, ma già da oggi: “è necessario che oggi, domani e il giorno seguente io prosegua nel cammino”.

Gesù già da oggi va, ma è ben diverso il suo andare dall’andarsene via che i farisei gli propongono. Sa che chi cerca di fuggire dal terzo giorno della sua fine non ottiene altro che di privarsi anche del suo oggi, allora non fugge dal domani, ma gli va incontro già da oggi. È così che il suo andare diviene un dimorare, un abitare il presente: “io scaccio demòni e compio guarigioni oggi e domani”. L’andare di Gesù non è fuggire dalla morte, ma restare dove può mettere la sua vita al servizio degli ultimi, è rimanere in cammino verso il luogo dove il dono della vita raggiungerà la sua pienezza.

Gesù non fugge, ma nemmeno si impone; il suo rifiuto di andarsene non ha nulla di aggressivo. Per malati e indemoniati si spende fino all’ultimo, senza tirarsi indietro, ma di fronte a chi non vuole saperne di trovare rifugio sotto le sue ali si ritira con rispetto, e tanta tristezza. Si fa da parte Gesù, davanti al rifiuto dei forti, e accetta di non saper contare che fino a tre: oggi, domani e il giorno seguente, quello della fine. Poi ancora uno, due e tre, fino al terzo giorno, quello della resurrezione, dell’ultima parola strappata alla morte. 

Ma il quattro non c’è, il giorno della sua nuova venuta Gesù non arriva a contarlo, perché lo lascia nelle nostre mani: sarà solo quando lo desidereremo noi, farisei scomodati dalla sua presenza, solo quando sapremo dire di quel disturbatore per conto di Dio: Benedetto! “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”.

 

fratel GianMarco