Essere sale e luce
13 novembre 2025
Dal Vangelo secondo Matteo - Mt 5,13-16 (Lezionario di Bose)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 13«Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null'altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
14Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli».
“Voi siete il sale della terra”, voi siete la luce del mondo”. Questo è l’impegno esigente richiesto al discepolo del Signore. Ma cosa significa concretamente, oggi, essere sale e luce? Possiamo comprenderlo alla luce delle beatitudini che aprono il discorso della montagna. Lungi dall’essere un programma ideale tanto poetico quanto irrealizzabile, le beatitudini sono un vero e proprio discorso programmatico, che sempre ci permette di misurare la nostra adesione alla parola del Vangelo nella quotidianità della vita.
Per essere sale e luce dobbiamo saper riconoscere nel cammino della vita il povero e il sofferente, colui che è perseguitato e farci costantemente annunciatori di misericordia, operatori di pace e giustizia nei confronti di ogni fratello o sorella. Con mitezza e altrettanta fermezza il discepolo non esita a denunciare l’ingiustizia nel nome del Signore Gesù, soprattutto quando questa è perpetrata dai ricchi e dai potenti nei confronti dei più poveri, degli ultimi. Il caro prezzo del Vangelo sarà sempre la persecuzione fino al martirio.
Per questa fedeltà Giovanni Crisostomo patriarca di Costantinopoli, di cui oggi facciamo memoria, nel 407 moriva durante le lunghe marce forzate verso l’esilio cui l’aveva costretto l’imperatrice Eudossia. Giovanni, forte della Parola di Dio vissuta e annunciata senza sosta, non teme di denunciare la corruzione del potere e l’ingiustizia, e per questo accetta di seguire il suo Maestro e Signore fino alla morte.
Non è cambiato molto nella storia, anche se purtroppo sono pochi i vescovi capaci di una parola audace pronunciata con parresia in difesa dei più deboli e degli ultimi. Per contro, troppo spesso le chiese accarezzano il potere politico e i ricchi di questo mondo per proteggere i propri privilegi.
A noi discepoli del Signore è chiesto di essere sale e luce in questo mondo segnato da troppe ingiustizie, dal potere del denaro, dalla disumanità crescente. Ma per farlo dobbiamo scomparire come il sale, non essere protagonisti: il sale per dare sapore e sapere deve sciogliersi, e la luce illumina intorno a sé, non sé stessa.
Il grande affresco del giudizio, alla fine del vangelo secondo Matteo (Mt 25,31-46), fa da contraltare e chiave di lettura alle beatitudini e ci mostra proprio questa attitudine: i giusti chiamati dal Padre, non ne conoscono la ragione e chiedono: “Quando ti abbiamo visto affamato o assetato o nudo e ti abbiamo soccorso?”.
In un tempo di ricerca affannosa di protagonismo anche nel “fare il bene”, anche nella chiesa, anche nell’annuncio della Parola, in questa proliferare di predicatori, di annunciatori virtuali, ancora una volta il Nostro Signore e maestro ci indica una via “altra”: la luce che deve splendere “davanti agli uomini” non è la nostra, ma la luce di Cristo, del suo vangelo di vita e di misericordia.
Non siamo noi a dover rispendere davanti agli uomini, ma è il suo amore, che attraverso il nostro agire disinteressato, attraverso le nostre parole non di condanna e di giudizio, ma di accoglienza, di ascolto e di misericordia per ogni creatura vivente, possono raggiungere il cuore e la vita di ogni uomo e donna sulla terra. Solo così possiamo insieme riscoprire la bellezza, il sapore, la luce, la pace che nasce dal riconoscerci tutti insieme fratelli e sorelle amati da Dio in Cristo Gesù.
fratel Nimal