Chi è capace di comprendere tutta la ricchezza di una sola delle tue parole, o Dio? Ciò che noi ne comprendiamo è molto meno di quanto ne tralasciamo, proprio come avviene agli assetati che si abbeverano a una fonte. Le prospettive della tua parola sono numerose, così come sono numerose le prospettive di coloro che la studiano.
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Una conversazione d’amicizia, d’amore, non è fatta solo d’uno scambio di parole. Comporta anche dei silenzi, che ne sono spesso i momenti culminanti, dei silenzi che possono essere il frutto immediato della recezione della Parola: momenti, in cui portiamo nel cuore questa Parola ed in cui ci lasciamo portare da essa; o dei silenzi che, da parte nostra, possono essere più eloquenti che un fiume di parole per dire a Dio la nostra povertà di fronte a lui, la nostra attesa, la nostra attenzione, o ancora l’abbandono della nostra volontà, il dono di tutto il nostro essere.
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La Scrittura e l’esempio di Gesù forniscono alcune indicazioni per la lettura della Scrittura:
1. Il criterio dossologico-sintetico. Al di là della lettera dello “sta-scritto” e del dettato della Legge Gesù cerca e discerne la volontà del Legislatore (cf. Osea 6,6 citato in Matteo 9,13; 12,7) e sintetizza tutta la Legge nel comandamento principale di amare Dio con tutto se stesso e il prossimo come se stesso
2. Il criterio pratico. Si legge la Scrittura per obbedirle e metterla in pratica. La Scrittura la si comprende non parlandone, o soltanto studiandola, ma vivendola, mettendola in pratica; cioè, in definitiva, amando come Cristo ha amato noi.
3. Il criterio dell’oggi. La Scrittura parla della e alla propria esperienza oggi (cf. Prima lettera ai corinti 10,11). Leggere la Scrittura non si risolve in un vago spiritualismo o in uno sterile moralismo, ma è il luogo della conversione, del cambiamento, della scelta
4. Il criterio dell’integrità. Occorre leggere la Bibbia così come ci è stata tramandata senza aggiungere e togliere nulla
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