Dicevano di abba Macario il Grande che [una volta],
mentre saliva da Scete ed era carico di cestini,
spossato dalla fatica,
si mise seduto e pregò dicendo: “Signore, tu sai che non ce la faccio più”.
E subito si trovò al fiume.
“Signore, tu sai che non ce la faccio più”: questa è la preghiera che abba Macario rivolge al Signore un giorno in cui è vinto dalla fatica. Cosa può dire a noi, oggi, questo brevissimo racconto?
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La santa Sincletica disse:
“Diventiamo prudenti come serpenti e innocenti come colombe (Mt 10,16),
dirigendo con astuzia il pensiero contro le sue trappole.
Diventare come serpenti vuol dire non ignorare gli assalti e le astuzie del diavolo,
perché il simile riconosce rapidamente il simile;
mentre l’innocenza della colomba indica la purezza dell’azione”.
Secondo Sincletica, essere prudenti come serpenti significa dirigere con astuzia il pensiero contro le sue trappole. Significa, cioè, acquisire consapevolezza dei pensieri che prendono forma dentro di noi
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Abba Pietro disse: “Lo interrogai dicendo:
‘Che cos’è il timore di Dio?’.
Ed egli mi rispose:
‘Un uomo che confida in qualcuno che non è Dio,
costui non ha in sé il timore di Dio’”.
Alla domanda “Che cos’è il timore di Dio?”, l’anziano interrogato da abba Pietro risponde in negativo: indica, cioè, cosa succede quando non c’è il timore di Dio.
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