«Venir fuori» dall'esistenza condotta fino a questo giorno
Cristo chiama e, senza ulteriore intervento, chi è chiamato obbedisce prontamente. Il discepolo non risponde confessando a parole, la sua fede in Gesù, ma con un atto di obbedienza.
Cristo chiama e, senza ulteriore intervento, chi è chiamato obbedisce prontamente. Il discepolo non risponde confessando a parole, la sua fede in Gesù, ma con un atto di obbedienza.
Ciascuno di noi è amato e chiamato da Dio in modo unico, inconfondibile. La «scelta» può aver luogo soltanto se il cristiano vive in unatteggiamento di fondamentale apertura e disponibilità e si sforza continuamente di conservare questo atteggiamento. Ciò significa soprattutto che le decisioni veramente vitali non vanno prese in base a criteri di utilità e convenienza, e che non si deve escludere nessuna delle possibilità che Dio segnala.
La fretta nella preghiera, così come il senso di stanchezza, sono il segno che ti aggrappi al tempo materiale, privo delle benedizioni dello Spirito e delle aspirazioni all'eternità. La percezione del tempo materiale, dell'importanza dei minuti, delle ore, delle azioni umane temporali che ti attendono dopo la preghiera, contribuisce a soffocare in te lo Spirito e a impedirti di godere della percezione dell'eternità e di vivere in essa durante la preghiera.
Abbiamo ascoltato dal discorso della montagna, discorso fatto al popolo della nuova Alleanza da parte di Gesù alcune parole riguardanti la preghiera, il digiuno e la condivisione. E’ significativo che Gesù conferma la necessità della preghiera, la prassi del digiuno praticata all’interno del giudaismo e la bontà della condivisione dei beni con i poveri.
L'incontro con il Cristo e l'adesione a lui comporta rotture e tagli: «Nessuno può servire a due padroni... non potete servire a Dio e a Mammona» (Mt 7,24). Abituato a vivere in una società caratterizzata dal «ritorno degli dèi», da un nuovo politeismo; una società che non conosce più il rigoroso aut-aut, ma legittima tutto sponsorizzando una cultura dell'et-et, il giovane è tentato di far convivere schizofrenicamente in sé il riferimento a Cristo con comportamenti e riferimenti «altri» che alla lunga non possono che svelare la loro incompatibilità.
«Ho scritto a voi, giovani, perché siete forti e la Parola di Dio dimora in voi e avete vinto il Maligno» (1 Gv 2,14). La forza e la lotta contro il Maligno: ecco ciò che contraddistingue il giovane secondo l'apostolo Giovanni. Ecco ciò a cui il giovane è chiamato. E la Parola di Dio è ciè che dà forza al giovane in questa lotta portandolo fino alla vittoria.
Anche amare è bene: perché l’amore è difficile. Provare amore tra un essere umano e l’altro: forse, è ciò che di più difficile ci viene chiesto, di più estremo, la prova finale a cui veniamo sottoposti, la fatica che tutte le altre fatiche servono solo a preparare