6 giugno 2025
In questa preghiera Gesù si rivolge direttamente al Padre nel momento in cui è venuta l’ora in cui sta per lasciare questo mondo per tornare presso di Lui (Gv 13,1).
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5 giugno 2025
Se questa sentenza di Gesù in Giovanni viene estrapolata dal suo contesto può diventare pericolosa per la fede: e se non siamo esauditi? Colpa nostra? colpa di Dio o di Gesù? Meglio se guardassimo il senso profondo di questa parola piuttosto che fissarci sui nostri bisogni e desideri frustrati dalla non risposta del Padre. Gesù sembra certo e questo ci invita a porci qualche domanda per indagare sul senso.
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4 giugno 2025
Siamo immersi nei discorsi di Gesù che l'evangelista Giovanni compone come un ordito che si articola e si dipana, con la sua progressione e insieme la sua ricorsività. Oggi ci troviamo di fronte allo smarrimento di alcuni discepoli che sembrano inceppati tra loro, chiusi nel domandarsi "tra loro" (v. 17), timorosi di rivolgersi a Gesù, che molto aveva già detto loro, ma con discorsi che restano oscuri, che possono lasciare nell’angoscia: “Che cos’è questo ‘un poco’ di cui parla?” (v. 18).
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3 giugno 2025
“Paràclito” nel Vangelo secondo Giovanni designa lo Spirito santo; il termine significa colui che è “chiamato presso”, in aiuto. Una presenza accanto, come era stato Gesù per i suoi discepoli, negli anni in cui hanno vissuto e camminato insieme. Gesù lo aveva preannunciato: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre” (Gv 14,16). È un dono “per sempre”, che manifesta la volontà di Dio di immettere nell’essere umano un soffio, una forza di vitache ne orienti l’esistenza – “lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità” (v. 13).
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2 giugno 2025
Il testo di oggi continua il “discorso di addio di Gesù”. Dopo l’ultima cena, la lavanda dei piedi, il tradimento di Giuda, la prospettiva della passione e morte rende palpabile lo smarrimento dei discepoli. “Signore dove vai?” (Gv 13,36), chiede Pietro e lì iniziano le appassionate e intense parole di Gesù ai suoi per indicare loro “la via” per il futuro.
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31 maggio 2025
La parola che ci viene consegnata in questa festa della Visitazione può illuminare la nostra vita. Nel brano evangelico, il viaggio di Maria da Elisabetta è il primo effetto della Parola ricevuta da Maria nello Spirito, e la risposta di Elisabetta, ispirata dallo Spirito santo, corona una comunione che attraverso i corpi delle due donne, arriva a coinvolgere anche Giovanni e Gesù.
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30 maggio 2025
Siamo alla fine del capitolo 14 di Giovanni, all’interno del “discorso di addio” che Gesù rivolge ai suoi discepoli prima della passione e in cui affida alla comunità nascente il suo lascito. La struttura dei capitoli 13-17 di Giovanni ha un centro: la similitudine della vite e dei tralci, che rimanda alla comunione dei discepoli con Gesù e con il Padre. Anche all’interno del discorso possono essere individuate delle unità, a loro volta strutturate in modo preciso e contenenti versetti che si corrispondono.
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29 maggio 2025
In questo brano, Gesù promette la venuta dello Spirito, il “Paraclito”. La parola Paraclito significa, alla lettera, "colui che sta vicino”; in latino si traduce con la parola "advocatus" ma, anticamente l’avvocato non era colui che difendeva l'imputato, perché in tribunale era l'imputato che parlava e l'avvocato faceva la parte del suggeritore. Tutto questo ci dice che lo Spirito non parla al nostro posto ma ci suggerisce. Non decide per noi ma ci consiglia cosa e come decidere; non fa le cose per noi, ma ci propone cosa fare.
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28 maggio 2025
Il brano evangelico che oggi leggiamo nel Vangelo di Giovanni ci invita a compiere un atto di fiducia nelle parole di Gesù per riconoscere in lui stesso la via sicura che porta alla dimora eterna presso il Padre. Gesù, che sa usare parole forti qui non solleva una sfida nei nostri confronti, non mette alla prova la nostra fede, piuttosto ci invita a discernere nel suo parlare un principio di unità interiore. La sua parola viene dal Padre e rende ciascuno testimone di una verità che quindi può suscitare ogni sorta di reazione come in Tommaso e Filippo.
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27 maggio 2025
ll’inizio del capitolo dodici del vangelo secondo Giovanni Gesù entra in Gerusalemme, prima della Pasqua, a cavallo di un asino. La sua presenza è accompagnata dal coro di chi non crede e si mostra diffidente anche rispetto ai segni che Gesù compie. Ma per tutti viene l’ora del giudizio, l’ora della sua passione, morte e resurrezione, l’ora della sua glorificazione sulla croce che manifesta il suo amore fino alla fine per tutta l’umanità. Il discepolo del Signore Gesù è tale solo se accoglie la croce alla sequela del suo maestro e Signore.
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26 maggio 2025
Nel portico di Salomone, durante la festa della Dedicazione – memoria della purificazione e della riconsacrazione del tempio – Gesù si presenta come il vero pastore: non un capo che domina, ma colui che guida con la voce, che chiama con dedizione e si offre con fedeltà. È proprio lì, nel luogo che celebra la presenza divina, che avviene un confronto decisivo. Alla domanda che gli viene rivolta dai giudei, “Fino a quando ci terrai nell’incertezza?” (v. 24), Gesù non risponde con dottrine, ma con la testimonianza autorevole di una vita coerente: “Le opere che compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me” (v. 25).
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24 maggio 2025
Tante porte abbiamo attraversato nei nostri anni di vita, altre ce le siamo trovate chiuse davanti e sbarrate per sempre o ci hanno ferito il volto sbattute in faccia, altre ancora le abbiamo sbattute noi con violenza, altre abbiamo avuto paura di aprirle, altre con coraggio le abbiamo aperte e richiuse con cura.
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22 maggio 2025
Passando, Gesù vide un uomo cieco”. È appena scampato alla lapidazione, eppure Gesù non è distratto dalla preoccupazione per la propria vita; lo vede e si ferma presso di lui. Colpisce il contrasto tra l’attenzione di Gesù e la reazione dei discepoli: essi non vedono un uomo, ma la sua cecità come problema teologico, e subito interrogano Gesù “chi ha peccato, lui o i suoi genitori perché nascesse cieco?”. Questa domanda religiosa è un triste modo per evitare l’incontro con la realtà dolente di quell’uomo e sentirne compassione. E per non porsi l’altra domanda: ”Perché a lui, o a lei, e non a me?”. Se ci ponessimo questa domanda davanti alla sventura degli altri, non ci chiederemmo angosciati, quando il male cade su di noi o su chi amiamo: ”Perché proprio a me?”, come se l’esperienza ci avesse mostrato la giustizia della sventura.
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23 maggio 2025
Continuiamo oggi la lettura del capitolo 9 di Giovanni iniziata ieri, laddove troviamo l’episodio della guarigione dell’uomo cieco dalla nascita. Questa guarigione è “segno” (Gv 9,16) del passaggio alla fede, del cammino verso il riconoscimento di Gesù quale Messia e Luce del mondo. Il racconto narra di come un uomo che sedeva nelle tenebre fu condotto a vedere la luce, non solo fisicamente ma, soprattutto, spiritualmente.
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